“Vi racconto cosa succede in Myanmar”: la testimonianza di un’amica birmana
Condividiamo di seguito la preziosa testimonianza anonima di un’amica in Birmania, letta alla videoconferenza di Amnesty Morbegno il 9 giugno e Imola con Claudio Casadio 10 giugno.
Mingalarbar!
Salve a tutti.
Sono del Myanmar e vorrei dirvi ciò che succede ora qui.
Penso che tutti voi sappiate del colpo di stato e della Rivoluzione Primaverile. Da quando è successo il golpe il 1 febbraio, il popolo chiede giustizia e democrazia. Manifesta pacificamente nelle strade, chiede ai soldati ed alla polizia di stare dalla parte dei civili anziché proteggere la giunta militare. Purtroppo, già dalla seconda settimana di febbraio, la polizia ed i soldati hanno iniziato a sparare ai civili.
Le nostre vite sono poco sicure ed i giorni e le notti sono orribili, non sappiamo mai quando una pallottola attraverserà la nostra testa. Le notizie dei civili uccisi, arrestati, rapiti e torturati fino alla morte ormai sono di tutti i giorni.
Chiediamo all’ONU di aiutarci e chiediamo giustizia per il popolo birmano. Abbiamo chiesto all’ASEAN di aiutare Myanmar, di ascoltare la voce del popolo birmano. Abbiamo chiesto alla comunità internazionale di riconoscere il nostro governo democraticamente eletto, il NUG, per la legittimazione. Purtroppo hanno solo pubblicato ulteriori dichiarazioni alle quali non sono seguite azioni concrete.
Ora, la lotta tra i militari ed il People’s Defence Forces, Le Forze per la Difesa del Popolo è incominciata. I militari usano armi letali, cannoni, attacchi aerei anche sui civili, fanno uso di scudi umani, si rifugiano nelle scuole ed edifici religiosi. Le persone hanno dovuto fuggire dalle loro case, nascondersi nelle foreste e nelle montagne senza un tetto, senza acqua e cibo sufficiente. I civili, soprattutto gli anziani, bambini e donne gravide hanno disperatamente bisogno di aiuto.
Quindi, le persone da Yangon, Mandalay e molti altri posti inviano aiuti umanitari e medici agli sfollati, ma i militari li bloccano, li arrestano e confiscano gli aiuti. Perfino i medici che vanno in queste aeree per aiutare i rifugiati sono arrestati per strada.
Nelle regioni Chin e Kayah gli abitanti sono in grave pericolo. Si spostano di luogo in luogo mentre i militari li inseguono. Non hanno rifugio o posti sicuri dove stare. Dalle ultime notizie che ho avuto dal mio team sul campo, alcune donne hanno partorito nelle foreste, alcuni anziani sono deceduti mentre fuggivano. Tutto è molto difficile, mancano cibo, acqua e cure mediche. Mi si spezza il cuore a sentire queste notizie.
Chiedo a tutti di persuadere i leader del mondo, l’ONU, l’ASEAN, Le Forze di Pace, l’UNICEF e le organizzazioni umanitarie affinché intervengano contro la prepotente violenza della giunta militare del Myanmar. Per favore, chiedete, che
smettano di arrestare persone che portano gli aiuti umanitari. Chiedete giustizia per Myanmar.
Noi non vogliamo la guerra civile. Non vogliamo vedere spargimento di sangue. Non vogliamo che i militari del Myanmar uccidano il proprio popolo.
Vorremmo che questo golpe finisca e che ci venga restituita la nostra leader e la democrazia.
Ho paura che la scarsa visibilità e le poche informazioni sul colpo di stato e la situazione attuale in Myanmar possa essere una minaccia alla pace ed alla democrazia. Se il colpo di stato in Myanmar riuscisse, chissà quali altre nazioni diventeranno prede per altri predatori nel mondo.
Grazie e buona notte.