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CORRISPONDENZE DA MAE SOT (2)

Mae Sot,

Agosto 2016

 

Passo metà delle mie giornate a leggere e riassumere le storie di ex prigionieri politici e l’altra metà a fare ricerche sul loro passato e sul loro oggi, tra interviste, archivi e visite in prigione.

Da casa, dagli amici dispersi, dall’Italia mi arrivano messaggi d’incoraggiamento: “non so come fai a stare li”, “tieni duro”, “stai facendo un ottimo lavoro”, “ti stimo” ecc.

Meravigliosi. Scaldano il cuore e raddrizzano la schiena.

Ma non pienamente meritati.

Senza neanche considerare le storie dei ‘grandi’, come Aung San Su Kyi, Min Ko Naing, Win Tin o U Tin Oo.

Senza considerare le storie delle migliaia di prigionieri politici, oggi cinquanta sessantenni, che sono stati torturati, incriminati, deprivati di ogni tipo di dignità e libertà e che sono ancora lì, in prima linea.

Ma le storie dei giovani, quelli che hanno la mia età, anno più anno meno.

 

Ko Ko Oo, 30 anni.

Mio compagno di scrivania. Nelle pause al lavoro fumiamo insieme e giochiamo a freccette. Ha deciso che entro la fine di novembre vuole insegnarmi a sputare e fischiare. Sguardo dolce, risvoltino in fondo ai pantaloni, addominali scolpiti, tatuaggi, ascolta Justin Bieber e appena possibile messaggia con le tante ragazze che sente. Perfettamente compatibile con i miei coetanei occidentali.

Eppure.

Eppure ha preso parte alla Rivoluzione di Saffron nel 2007 ed è stato arrestato. E’ stato rilasciato due anni dopo ed è entrato a far parte del movimento dell’NLD degli studenti. Arrestato di nuovo. Tre anni in prigione. Ha lasciato amici e famiglia e si è trasferito a Mae Sot, per continuare a lottare per la liberazione di tutti i prigionieri politici.

 

Mo Phei, 34 anni.

La classica e incantevole bellezza asiatica. Capelli neri lucenti, pelle olivastra, minuta. E’ ricercata nel vestire, si lacca le unghie, adora i social network e si fa un numero incredibile di foto ogni giorno. Proprio come noi. Fa parte di quella classe, qui ancora privilegiata, che ha avuto la possibilità di studiare. Si è laureata a Yangon, economia e managment. E’ entrata nel movimento degli studenti dell’NLD. Arrestata. 5 anni in prigione in isolamento. Ha lasciato la Birmania per dedicare la sua vita alla causa dei prigionieri politici.

 

Khao Zo Win, 26 anni.

Khao Zo Win ha un di quelle acconciature tanto apprezzate ora tra i giovani: rapato da un lato, ciuffo dall’altro. Ascolta i Nirvana e i System of a Down. Adora gli hamburger e si accende una sigaretta ogni dieci minuti. Sua madre e suo padre sono stati prigionieri politici. Lui, quasi orfano, è finito in un campo rifugiati, dove ha vissuto per più di dieci anni. Si è trasferito a Mae Sot e ha iniziato a studiare inglese, economia e informatica. Vuole imparare tutto e lavorare per la liberazione dei prigionieri politici.

 

Potrei andare avanti tanto ancora.

I nomi, per ovvie ragioni, non sono reali. Ma la storia è questa.

 

Sto lavorando al profilo di una ragazza di 25 anni, Ma Win.

Quando i militari hanno catturato i suoi genitori, hanno deciso di prendere anche lei. E’ stata torturata e stuprata per tre anni di seguito.

 

Non sono coraggiosa. Vado avanti a leggere e comincio a piangere. Ko Ko Oo se ne accorge. Si alza, mi accende una sigaretta e mi dice:‘Balliamo. Devi sorridere per fare questo lavoro’.

CD

 

 

 

 

 

 

 

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