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L’incontro con Aung San Suu Kyi che mi ha cambiato la vita.

incontroFortunata. Anzi, di più “Mi reputo molto fortunata, perché non avrei mai immaginato che in cambio del mio impegno per la Birmania e per la liberazione di Aung San Suu Kyi avrei ricevuto così tanto. Adesso per me è tutto diverso, sia a livello interiore che nel modo di intendere limpegno politico” Albertina Soliani, ex senatrice da anni in prima linea nella tessitura di rapporti tra il nostro Paese e quello asiatico, è stata ospite venerdì sera 23 gennaio 2015, del Centro ignaziano di spiritualità – Carlo Maria Martini- per il terzo incontro del ciclo di conversazioni – Inventare Futuro-, occasioni per ritrovarsi e conoscere meglio se stessi. Anche grazie a testimonianze come quelle dellex parlamentare, volata in Birmania lo scorso dicembre, insieme a 40 persone, per incontrare il Nobel per la pace e cittadina onoraria di Parma.

“Una persona dalla grandissima forza morale, in grado di parlare al cuore della gente, soprattutto ai più giovani. Siamo stati a casa sua – ha raccontato la Soliani – e per unora e mezza abbiamo chiacchierato come fossimo tutti amici da una vita. Tra di noi, fin dallinizio del mio impegno in Parlamento per la sua liberazione, si è subito instaurato un rapporto di fiducia reciproca: condividiamo non solo ideali e valori, ma anche una visione comune di spiritualità, nonostante due religioni diverse.

Conoscerla mi ha fatto capire quali sono gli elementi fondamentali della vita, a partire dalle relazioni umane”. Relazioni con il popolo birmano che a Parma vedono anche il presidente dellassociazione Amicizia Italia Birmania, Giuseppe Malpeli, giocare un ruolo fondamentale per quella che la Soliani chiama “diplomazia civile. Due stati possono dialogare anche in maniera diversa rispetto ai soliti rapporti istituzionali – ha spiegato lex senatrice – e quello che stiamo cercando di fare per un popolo che ha sofferto tanto ne è la dimostrazione”. Prima che i presenti si dividessero in gruppi per riflettere e discutere sul messaggio portato in dote a Parma dallospite della serata, Albertina Soliani ha concluso: “Da questi rapporti ho capito limportanza della democrazia, lunica possibilità per tutti i cittadini di realizzarsi”.

Beppe Facchini – Gazzetta di Parma 26.01.2015

Questo articolo è stato pubblicato in NotizieRassegna stampa il 26 gennaio 2015 da Silvana. Modifica

Myanmar: democrazia troppo giovane per cambiare

“Curiosa concezione della democrazia, quella dei militari in Myanmar. Del resto hanno tenuto prigioniera la Birmania per più di 50 anni. Il generale Min Aung Hlaing pensa che i militari debbano continuare a stare in Parlamento. Aung San Suu Kyi, come suo padre, pensa invece che essi debbano servire il popolo, fuori dal Parlamento. Noi la pensiamo come lei.”

Associazione Amicizia Italia-Birmania

MYANMAR – Yangon 20/01/2015. Il leader militare del Myanmar afferma che il suo paese non è pronto a ridurre il ruolo dei militari in parlamento.

In un’intervista rilasciata a Channel NewsAsia, Min Aung Hlaing (nella foto) ha detto che l’esercito deve restare nel Parlamento, perché il paese è ancora una giovane democrazia. L’attuale Costituzione impone una rappresentanza militare all’interno del parlamento, il 25 per cento dei seggi, cioè un quarto dei seggi. Sempre in base alla Costituzione sono parlamentari nominati e non eletti dal popolo. I cittadini chiedono che la clausola, nota come sezione 436, venga modificata. Il generale Min Aung Hlaing però è riluttante a farlo in questa fase politica di transizione del Myanmar: «La nostra democrazia è giovane: ha solo 4 anni. Ci stiamo muovendo verso un sistema democratico multipartitico che deve essere un sistema forte, in cui i rappresentanti militari in Parlamento diano solo consigli per il processo legislativo. Non potranno mai prendere decisioni». Riferendosi alla modifica della sezione 436, ha poi detto: «Dipenderà molto dall’unità del paese, dalla sua pace e stabilità. Dare un tempo esatto è difficile» ha detto. Una simile incertezza, in un momento in cui gli scarti tra musulmani e indù sui sta facendo violento, ha creato disagio politico. Alcuni politici ritengono che la rappresentanza militare del 25 per cento ostacolerà il processo di democratizzazione del Myanmar. Il cinquantanovenne leader militare è ritenuto un potenziale candidato alla presidenza, visto che si avvicina l’età del suo pensionamento: 60 anni: «A proposito di diventare Presidente, deciderò, a seconda della situazione. Se rivolgessi la mia attenzione alla politica, rischierei di rallentare il lavoro che sto facendo in questo momento. È troppo presto per prendere una decisione e parlarne». Min Aung Hlaing recentemente ha iniziato a sollevare il velo di segretezza spesso associato con i militari nel paese, comunicando con i media e riconoscendo la necessità di essere più in contatto con le persone, segni che farebbero pensare appunto ad un suo ingresso in politica coincidente con il pensionamento.

20Jan2015 By Antonio Albanese

inserito da www.agccommunication.eu

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